Lorenzo.
Lorenzo ha sfiorato la mia esistenza sette giorni fa, per vie traverse. E decisamente poco romantiche.
Strano! Non sono mai stata attratta da un uomo coi capelli e gli occhi chiari. E lui ha una cascata di riccioli ribelli e due occhi celesti da cielo capitolino. E fascino. Tanto fascino. Tra il selvaggio, il vintage e quella pace dell’anima che mi manca.
Ci sono sprazzi d’intraprendenza, in Lorenzo. E nel primo pomeriggio di un lunedì qualsiasi, mentre camminavo pesante in quel di Tor Vergata per l’ennesimo colloquio di lavoro andato a buon fine, mi propone un giro in moto che possa alleviare i postumi della realtà quotidiana per entrambi.
Non salivo su una moto dal 1998. Bei tempi! E’ una moto vintage come le sue scarpe. Si abbina perfettamente al suo stile. Casco eccentrico annesso e connesso.
Pochi convenevoli e su, in sella: direzione Castel Gandolfo.
E’ una giornata strana la mia: di quelle che ti ricordano che tutto può virare in un attimo. Tu, puoi virare in un attimo…
E così m’infilo gli occhiali da sole e mi godo il mio stesso imbarazzo nel non sapere dove mettere le mani. Che con l’età si matura, sì; ma certe sensazioni rimangono ataviche e profondamente adolescenziali a vita!
La capitale è un forno, la mia gamba è sopra il motore. Ma la mia mente si spegne! Tra il vento.
Torno veloce ai miei sedici anni, gli poggio una mano sulla piccola spalla e mi guardo tutt’intorno con l’entusiasmo di tempi da fragole e la leggerezza di chi, adesso, vuole concedersi davvero un po’ di pausa. Giornate sabbatiche.
Ad ogni modo: la vista lago è d’obbligo, e splendida. Qualche foto di rito e ci accomodiamo serafici in un piccolo bar centrale, i cui tavolini con le tovaglie arancio danno sulla piazzetta principale del paese.
Un bicchiere di vino bianco ghiacciato per me, una Sweeps al limone per lui. Perché Lorenzo non beve! Qual pena di contrappasso. Qual salvezza!
Comincia il ciak di rito: Lorenzo legge e conosce addirittura Bukowshi! Fa un lavoro che mi sembra così strano a tratti, ma indago con la curiosità che mi contraddistingue. Quella di chi non ne ha mai abbastanza.
Trasuda sicurezza, Lorenzo. Decisamente troppa! La spocchia, anche quella non manca.
Ma ha tanto da dire, troppo da raccontare. E quindi, stranamente, la cosa non m’infastidisce.
Parla, parla, parla…Dio, quanto parla Lorenzo! Logorrea acuta: potremmo giocarci il primato a testa o croce io e te, cocco! O magari a Tressette.
Ma lo lascio fare. E’ brillante, in fondo. E mi sta inconsapevolmente regalando litri di idilliaca leggerezza.
Attendo una valanga di domande che vorrei, ma non arrivano. Forse è troppo concentrato su di sé. O forse ha semplicemente molto da dire. Non lo so. La Manu di un tempo l’avrebbe catalogato per direttissima nella prima, senza possibilità d’appello. Quella di oggi, invece, non lo sa. Che ancora non posso saperlo!
Col tempo ho capito che questo è il suo più grande difetto, ai miei occhi quantomeno. Ma mi piace accettare le persone nella loro totalità. E Lorenzo non fa eccezione.
Gli insegnerò forse a fermarsi ogni tanto. A prendere fiato. A chiedere, indagare, curiosare nel mio passato come un cane da tartufo…che c’è sempre tanto da imparare anche nell’altro!
Pazienza. Lorenzo, invece, potrebbe insegnarmi di certo la pazienza! E per ora merita quel poco che so dare della mia. Perché ama lettura e teatro…Non solo -udite, udite!- non gliene fotte un cazzo del calcio!
Ma soprattutto: perché riesce a farmi ridere, Lorenzo. E l’ironia è l’unica cosa che cerco in un uomo, l’unica su cui non transigo.
Sapete?! Mi sono innamorata una sola volta nella vita: ed è stato solo, semplicemente, perché mi faceva ridere. Di gusto. Di continuo. Senza sosta. Ed ecco perché su questo proprio non transigo.
Una sera mi ha portata a cena fuori, Lorenzo. E’ sagace. E ha capito perfettamente fossi una da osteria, io. Di quelle con i tavoli in legno incisi da qualche ragazzetto di passaggio. E la tovaglietta di carta, rigorosamente a quadri. Menù fisso, magari. Il conto di una decina di euro! Piatti poveri e prelibati alla romana. Ha capito senza bisogno che glielo dicessi che sono una che ama le cose semplici, ma esige sulla qualità di chi le siede di fronte!
E rispetta i tempi, Lorenzo. Non che ve ne siano di prestabiliti, per carità! Ma anche lì ci vuole un pizzico d’arguzia.
Rispetta i tempi perché anche lui fa l’amore come me, alla mia stessa maniera selvaggia. A briglie sciolte! Solo che ha voglia tanto quanto di dargli connotati diversi. Da quelli che dà all’atto ormai da troppi anni.
E sa bene che tempo, e spontaneità acquisita con esso, ci regaleranno una passione così intensa da sfracellarci l’anima.
E con lui allora, sì: saranno istinti che non si consumano col tempo. Noi non saremo come tutte le coppie che conosco! No.
Lorenzo.
Io non so se esiste davvero Lorenzo.
Non so se mai faremo l’amore.
Se mi sarà dato d’incontrarlo.
O se, forse, l’ho già incontrato.
Fantasie -canta Vasco- Fantasie che volano libere…
Ed io sarò anche nella merda fino al collo, ma nessuno mi toglierà mai il lusso di fare così, nel frattempo.
Così, come ho appena fatto: SOGNARE.