Ciao Wondy,
o dovrei chiamarti Francesca?
Non ti ho conosciuta purtroppo.
E a dire il vero, fino a ieri, non ti conoscevo neanche di nome o per la tua storia, ahimè, senza lieto fine.
Poi, per uno strano caso che fa spesso voli pindarici, mi sono imbattuta nel Premio che prende il nome dal tuo essere un super eroe.
Ed il fatto che “Wondy sono io” -l’associazione a te dedicata- si trovi proprio dietro casa mia, che ho abitato per ventinove anni nella ridente via Enrico Noé -con un babbo calzolaio ormai in pensione che forse potresti addirittura conoscere, dato che il suo piccolo negozietto si stanziava in quel di Viale Abruzzi, proprio fianco farmacia, bar e tabacchi- mi strappa un sorriso e mi ha spinta a scriverti.
Ad ogni modo, al di là di questi convenevoli intendo: neanche tu mi conosci ovvio.
Mi chiamo Manuela, sono una donna di trentaquattro anni che al momento vive a Roma, credo fortemente nel Principe Azzurro che -tra parentesi- non ho e, soprattutto, cerco ancora con dannata ostinazione -e momenti non indifferenti di sofferenza annessa e connessa- il mio posto nel mondo.
Perché quando a ventun anni intraprendi una battaglia contro un Linfoma di Hodgkin al quarto stadio…altro che Ivan Drago! Che sarebbe bastata della tintura di iodio e qualche giorno di prognosi e riposo dopo il round finale, al massimo. Eh, no.
In questo caso non c’è convalescenza che tenga, penso tu lo sappia bene. E la tua vita non potrà proprio essere più la stessa.
Che i capelli ricrescono, è vero. Ma la tua visione del mondo è compromessa per sempre.
E di norma, comincia a discostarsi anche parecchio dal comune pensare di una buona parte del mondo che ti circonda.
Roba che non sono rari i momenti in cui ti senti profondamente incompresa. Ma questa è un’altra storia!
Promesso: prima o poi ci arrivo al punto, eh?!
Ma per farlo, devo necessariamente partire da sprazzi di antipodi.
La mia storia? Comincia il 22 maggio 2005.
Avevo ventidue anni allora. E, a dire il vero, esistevo già da un pezzo.
Esistere, però, è un conto. Vivere, invece, è tutto un altro par di palle!
Come ti ho già accennato, la persona che ero mi aveva lasciata insieme ai miei lunghi capelli castani.
E ad annientarla era stato un cancro dei miei linfonodi che si era preso prima collo, diaframma, ascelle e milza. Poi, non contento: capelli e sopracciglia. Infine: la mia spensieratezza. Per sempre, ovvio.
A dire il vero però -e col senno di poi, certo- il cancro fu la mia prima benedizione!
Mi volto spesso indietro: e quella Manuela, quella là, quella ragazzina saccente, sicura, capricciosa, insolente, egoista -per dirne giusto qualcuna- io, proprio, non la sopportavo.
Ecco: questa non solo è la verità, ma è anche l’incipit di un libro che ho concluso proprio qualche giorno fa.
Solo l’incipit, però: perché quel cancro è stato niente di più che il “vero” inizio.
Perché la mia storia comincia davvero il 22 maggio del 2005.
Il giorno esatto in cui nacqui per la seconda volta. E per la prima vissi. Davvero, intendo!
Tutto ciò che viene dopo è la storia di una donna che ha fatto della Resilienza uno stile di vita, arrivando a dargli anche un nome…alla parte resiliente di se stessa. Quella parte sempre positiva, quella che la merda la trasforma in medicina. Quella che ogni crisi è soltanto una nuova sfida. Quella che ha cominciato a raccontare sui social le sue mille peripezie alquanto rocambolesche con un unico piglio: rendere il drammatico, materiale tragicomico!
Insomma: post dopo post, la gente ha cominciato ad appassionarsi davvero. Ed è così che ho raccolto tutti gli scritti di quattro anni dando loro un filo conduttore, alternando dramma a comicità. E dando vita a questo libro che altro non è che concime per l’anima. Spero!
Ed eccomi arrivata al punto Wondy.
Ho cercato a lungo un concorso cui provare ad inviarlo, ma nessuno che proponesse un genere in cui rientrasse davvero.
Poi, come per magia, m’imbatto nel Premio Wondy: scrittura Resiliente.
Eureka!
Perché ti scrivo, dunque? Solo per domandare, spero lecitamente, se non sia possibile estendere il vostro concorso anche a scritti inediti…e nulla di più.
E ovunque tu sia, Wondy…ti auguro solo di essere rinata uomo.
Che dev’essere tutto quantomeno più semplice! Con doveroso affetto per il sesso forte, ovvio.
E con immenso rispetto per la battaglia che hai portato avanti.
Manuela
Ed ora: attendiamo risposta.
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