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…o sono io che faccio una bella pippa a due mani a Split??? Non lo so.
Che questa è una di quelle “classicissime” cose che da questa vita, io, non ho mai capito. Come l’utilità della lezione di flauto a scuola, per esempio. Cioè. Tra tutti gli strumenti fighi che ci stanno perché proprio il flauto, Cristo? A che scopo? Quello di diventare fachiro e risvegliare serpenti? Bah.
Che poi: vogliamo mica parlare del caffè decaffeinato? -che sulla birra analcolica mi sono già espressa- o di cosa minchia succeda al primo della coda quando cominciano a cadere due goccioline di pioggia??? Vede la Madonna? Viene colto da raptus psico-trascendentale?
Ma comunque.
Che sia Split a fare una pippa a me oppure io a lui è appurato sia una di quelle cose che non ho mai capito: parte quattromilaseicentocinquantadue.

Ad ogni modo. Non so se vi sia capitato di vedere Split, l’ultimo film di Shyamalan che, per inciso, ha scritto e diretto un capolavoro cinematografico come “Il sesto senso”. Ebbene: con Split siamo lontani anni luce da un prodotto di tale portata, tanto che chapeau per l’interpretazione di McAvoy, per carità! Ma è l’unica cosa che si salva.
Insomma, almeno per quanto mi riguarda: non so se abbiate visto ‘sto benedetto “Split”, ma se no io ve lo sconsiglio!
E non so neanche se vi sia capitato di leggere il libro da cui è tratto “Una stanza piena di gente”, la biografia di tale William Stanley Milligan scritta da Daniel Keyes…E se no: vi sconsiglio anche quello. Che voi direte: e quindi???
Calma! Che io una morale, in fondo, la scovo sempre.
Split, film o romanzo che sia, narra la storia vera di Billy Milligan, un povero cristo sociopatico con non una, non due, non tre…ma ben ventiquattro personalità diverse! Tanto che fu il primo caso di assoluzione per infermità mentale in cui venne riconosciuto il disturbo di personalità multipla.

Ecco: io lo capisco. Billy Milligan. Forse non arrivo a ventiquattro tonde, ma una quindicina di personalità in netto contrasto tra loro temo di averle tutte!
Certo, non ho stuprato tre studentesse di un college nell’Ohaio e commesso altrettante rapine percorrendo la Boccea…non ancora quantomeno, non che mi ricordi (oddio!).
Ma comunque. Non penso di avere la fedina penale sporca, ecco. Dato che, oltre a Split, una pippetta a due mani posso tranquillamente farla anche alla piccola fiammiferaia -e a lei la faccio pure mentre col bacino roteo dai tre ai quattro hula hoops! Ma ho serissimi problemi di personalità multipla.
E credetemi: non mi è servito uno psicologo per rendermene conto.
Ora: descrivervele tutte mi pare superfluo! Sicuro è che se il povero sociopatico Billy tra le tante aveva Ragen, un serbo esperto di karate e guardiano della rabbia e Adalana, una donna lesbica che materialmente commise il reato, io sicuro ho dentro un camionista in pensione dopo quarant’anni di fedele servizio con tanto di sboccataggine annessa e connessa ed un istinto omicida nei confronti di buona parte del genere umano che assume il controllo di me almeno sei volte nell’arco di una sola giornata. Solo che io non ho dato loro un nome!

Ad una però, ad una sola, gliel’ho dato sì. Il nome, intendo. Non per altro, è che ormai da parecchio non mi abbandona mai. Mi segue come un’ombra! E a volte è un bel fardello.
Quando è apparsa (perché sì: è donna!) la vita aveva cominciato a gettarmi addosso palate di merda! E lei, d’emblée, ha preso spesso il posto di una donna stanca, stronza a tratti, irascibile, presuntuosa, saccente.
Roba che sì: mi sto pesantemente insultando da sola! (come volevasi dimostrare).

Ma comunque: ve la presento. E bando ai convenevoli!
Lei si chiama Lallai e nella mia vita ha portato un’immane ventata di positività, bicchieri -di vino e non- sempre mezzi pieni. Sorrisi. Ironia.
Lei, semplicemente: ci ride su! Su un lavoro che non arriva, sul grande Amore che finisce, su un tumore che ti devasta.
Lei ci ride su e tu lo superi: un lavoro che non arriva, il grande amore che finisce, quel tumore che ti devasta.
Lei ci ride su, tu li superi e, non contenta, li racconti anche! Con un mix di sincerità, purezza, dissacralità ed ironia che pare arrivare dritto fino al cuore di chi legge. Rendendo tutto così tragicomico e degno d’essere vissuto!

Sapete? Ho pensato a lungo che la Lallai fosse quella parte simpatica di me. Quella che piace! Quantomeno di più. Quella carina, delicata, forte, positiva, arguta! Quella migliore, insomma.
La verità, però, è che penso che ognuno di noi abbia una Lallai dentro.
E no: non trattasi di megalomania la mia!
Penso che ognuno, in fondo, abbia una Lallai dentro. Certo: magari non in stato di borderline cronico tendente al bipolarismo avanzato…ma ce l’ha!
Perché Lallai è quel Tiger che bacchetta Igor. Quella positività che annienta la merda. Quel veleno che trasformi in medicina. Quel sorriso disegnato non sul volto, ma scolpito dentro. Nell’anima!

Lallai, insomma: è uno stile di vita.
Quello del: e ‘sti cazzi. Per intenderci!
‘STI GRANDISSIMI CAZZI.